C'e' un luogo centrale nello sviluppo della nostra amicizia con Alessandro e con i suoi fratelli: il tinello di casa Lucente.
Non tutte le case hanno un tinello, che e' un luogo non facile da definire. Sulla Treccani ho trovato questo: "Ambiente prossimo alla cucina e con essa comunicante, o apposito spazio
della cucina stessa, adibito alla consumazione dei pasti e utilizzato
anche come soggiorno, arredato per lo più in stile rustico o con mobili
semplici e funzionali."Ma il tinello di casa Lucente non era aprossimo alla cucina. Quindi, il tinello non era un tinello. Ma quindi, che era?
Oggetto centrale del tinello era lo stereo. Il mitico stereo del padre di Alessandro ( detto anche il Sor Lucente): piatto Thorens, amplificatore Marantz (o viceversa) casse da paure. Sono stato autorizzato a mettere un disco solo dopo anni di frequentazione assidua. Lo stereo era sacro. E la musica che passava era (quasi tutta) fichissima: i Genesis, Peter Gabriel, Jethro Tull inizialmente, poi U2, REM, Cure, Smiths.
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Il tinello prima della nostra invasione. Sullo sfondo, il piatto Thorens. In primo piano, la famiglia Lucente. |
C'erano altri oggetti fondamentali nel tinello. Le due poltrone giganti, ambitissime e comodissime. Il quadro con l'iguana che si vede nella foto sopra. Il tavolo con al centro il mitico portaccenere a forma di pneumatico, strabordante sigarette.
Nel tinello abbiamo passto pomeriggi interi, ad ascoltare musica, a giocare con i primi videogiochi, a chiaccherare. Nel tinello abbiamo pianifcato viaggi, parlato di calcio, di politica, ma anche di libri (lo giuro). Li ho conosciuto i fratelli di Suillo (Andrea e Alfredo) gli amici di Andrea (in particolare Daniele), ho ricominciato a frequentare miei amici "piu' grandi" (Gianluca).
Il tinello non era quindi un tinello. Era un luogo di svago, incontro e confronto. Il tinello era la nostra "piazzetta". Ora non esiste piu', ma non per noi. Non per me. Per me, il tinello esiste ancora.
Bravo Euge.
ReplyDeleteConfermo il piatto Thorenz, confermo l'ampli Marantz, NON confermo che fossero "del padre detto Sor Lucente".
Confermo l'iguana imbalsamato (che, in tinello, decidemmo andasse fatto trovare alla Perna sulla cattedra, nascosta sotto una borsa, n'altro po' le prese un colpo), confermo il portaccenere (cit.) a forma di pneumatico STRABORDANTISSIMO :-) confermo le poltrone comoderrime (GRANDIOSA QUELLA ENTRANDO A DX, CON POGGIAGAMBE STACCATO).
Confermo che il tinello esiste ancora, per me seguro, ma anche per molti altri.
Detto questo, vorrei passare all'aspetto fisico dei tre Lucente: nella foto che hai messo, e nello sviluppo diciamo degli anni successivi.
Anche se sembra una boutade, Suillo era nettamente il più caruccio, e infatti negli successivi, in quelli della "maturità", migliorò pure. Insomma sapeva fortemente de mortazza e c'aveva na bella pnza, però va detto che Suillo certe volte era quasi caruccio, tipo quelle del simil scamarcio, capito come?
Per dire, Alfredo ai tempi era un bel mostro (vedi foto), pettinatura allucinante, testa ENORME. fisicità inquietante (c'è da dire che è negli anni migliorato)
Su Lucente tralascio ogni commento: ma che faccia ha? Che espressione ha? Sembra un ragazzino finlandese deficiente :-)
E, per di più, dei tre è l'unico che è pure peggiorato.
vabbè sono andato Off Topic però tutto va bene quando si parla dei Lucente's, right?
:-)
Vabbè un abbraccio a tutti, in part a Suillo e ai nostri rari lettori :-)
nun sanno che se perdono :-)
Sono d'accordo anch'io su tutto. Il tinello esiste ed esisterà sempre in tutti i suoi dettagli anche dentro di me. E soprattutto è stato uno spazio assolutamente fondamentale dove tutti noi abbiamo vissuto, parlato, cazzeggiato, litigato, riso, sentito la musica e molto altro. In una parola ci siamo cresciuti.
DeleteAggiungo solo un aspetto prendendo spunto dalla foto della famiglia Lucens: parlo di Gabriella, la mama Lucente. Avete citato tutti meno lei. E quello che vorrei dire è che ho sempre ammirato la sua infinita pazienza e tolleranza in generale e soprattutto nel concederci quello spazio di casa sua in modo pressochè totale.
Ricordo (altro dettaglio) che c'era una porta scorrevole che regolarmente chiudevamo (anche a chiave) e che "okkupavamo" il famoso tinello per pomeriggi interi e anche la sera fino a tardi. Quando poi timidamente Gabriella si affacciava anche solo per fare innocenti domande tipo "cosa volete per cena?" o "avete studiato oggi?" o "aprite la finestra che c'è troppo fumo", veniva sempre simpaticamente ricacciata fuori dai figli senza tanti complimenti.
Insomma credo che a casa mia (ma forse a casa di chiunque altro) non è mai esistito uno spazio così bonariamente "ceduto" per intere giornate, per settimane e per anni a una brancata di fankazzisti come noi. E non perchè i miei fossero dei cattivoni, ma perchè Gabriella era di una tolleranza superiore alla media.
Ecco, volevo dire che tutto ciò è stato possibile anche grazie a Gabriella.
Grazie Gabriella.
Uncio
Il tinello è un luogo dello spirito e in queste foto i tre lucentini sono tutti meravigliosi.
ReplyDelete"La bellezza è negli occhi di chi guarda".
Daniele
Secondo me in questo blog c’è un’omissione gravissima.
ReplyDeleteMi riferisco alla mitica “giacca di Cenci”, quella che il sor Lucente comprò - a peso d’oro - a Suillo, il quale ormai si era laureato, era diventato un ometto e aveva quindi bisogno di un guardaroba adeguato al suo prossimo inserimento nel mondo professionale. Come ricorderete, dopo pochi giorni su quella giacca era chiaramente visibile una bruciatura da sigaretta grossa come una moneta da 2 euro. Secondo me quella giacca costosissima con la bruciatura da sigaretta grossa come una moneta di due euro è la metafora di qualcosa. Non so esattamente di cosa. Forse del rapporto fra Suillo e il sor Lucente, forse del modo scombinato e adolescenziale in cui Suillo avrebbe poi affrontato la vita adulta, forse della difficoltà di ciascuno di noi a recitare sino in fondo la parte di individui responsabili e socialmente integrati. Comunque sia, quella giacca costosissima con la bruciatura mi faceva molto ridere. Ciao, Suillone. Buon Natale a te e a tutti noi.
Daniele
La giacca di Cenci, una fase importante, che non ho molto condiviso. Nel 1991 sono stato a Londra 5/6 mesi, nel 1992 a Milano. Credo fosse dopo la Laurea, gli anni in cui seguiva i corsi per gli esami in Magistratura. Una fase chiave, mi sa. Ho incontrato Stefani a Natale, in quella fase si frequentavano molto lui, Suillo e Andrea. E comunque sono d'accordo con Daniele: il buco della giacca di Cenci rappresenta "la difficoltà di ciascuno di noi a recitare sino in fondo la parte di individui responsabili e socialmente integrati."
ReplyDeletecomunque la giacca con il buco di sigaretta faceva molto ridere, questo va detto
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